“A passi leggeri tra i ricordi”, l’opera prima di Martina Campagnolo, è quasi un viaggio metaforico alla ricerca delle proprie origini e della propria storia. Il desiderio della protagonista di ritrovarsi e di riscoprirsi attraverso i vissuti dei propri familiari si trasforma in un intreccio di voci narranti.

La protagonista, durante un’escursione in montagna, perde un medaglione di famiglia «Una perdita quasi metaforica perché sono in uno di quei momenti della mia esistenza in cui mi chiedo quasi ogni giorno: Chi sono? Da dove vengo?» I gesti di trasmissione da una generazione all’altra, gli affetti, ma anche i cibi, i sapori, i profumi e i luoghi assumono i volti dei protagonisti: Enea, Lavinia, Ulisse, Penelope. I nomi tratti dalla mitologia richiamano eroi dal volto umano. Grazie ad essi l’autrice umanizza la storia e l’esercizio della memoria diventa uno strumento efficace per indagare anche i cambiamenti socio-culturali avvenuti nell’ultimo secolo tra il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto sempre legati alla madre terra «La terra – madre, donna, amante – mi osserva con uno sguardo che ammalia. […] Esisto come un albero con le mie radici e le mie fronde.» «Dalle travi appese al muro, pendevano alcuni salami, che sprigionavano un aroma di aglio fresco e di pepe. Ma per me, niente era come il profumo di polenta gialla e di latte fresco. […] Il latte nelle sue mani diventava come l’oro per gli alchimisti e nessuno è mai riuscito a trasformare quel semplice ingrediente in una sorta di panacea universale.» E allora, anche gli alimenti, la polenta e il latte, diventano elementi narrativi che custodiscono storie di vita e tradizioni. Il finale a sorpresa è un inno al naturale ciclo vitale e porta con sé un messaggio di speranza: «Perché in fondo la vita non è altro che una splendida primula rossa in un giorno di primavera.»

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