IL PITTORE È GIUNTO ALLA PITTURA DOPO DIVERSI ANNI TRASCORSI A PROGETTARE E COSTRUIRE MOBILI IN LEGNO E FERRO OLTRE RESTAURARE E RECUPERARE MOBILI ANTICHI.

Nelle sue opere utilizza colore e forma in un’ offerta creativa che va oltre le attese e perplessità dell’ intenso mutamento che interessa la vita dei giorni nostri.

La scelta dei colori per aspetti complementari, la “cura artigianale” delle sue opere, la necessità di un ampio ventaglio cromatico, diagonali che a volte racchiudono a stento cascate cromatiche, mostrano la forte tensione che da sempre interessa il pittore a superare i limiti del “tempo ricordato” per proiettarsi in quello del divenire. Trasformazione e adattamento incessanti ricondotti anche al superamento non piu’ nostalgico dell’idea di una civiltà contadina friulana con l’inevitabile affermarsi della realtà contemporanea che ci costringe a gestire molte direzioni a volte contrastanti. Da qui il vuoto, spesso richiamato nei dipinti, quale soluzione momentanea e “terapeutica”, per la mancata integrazione di nostri aspetti comportamentali e a volte anche intellettuali, che non si sono ancora adattati alla tumultuosa corrente dei nuovi comportamenti, messaggi e segnali che ormai parlano la lingua della globalizzazione, della comunicazione digitale e purtroppo pure del cambiamento climatico repentino.

Ciò appare in tutta la sua evidenza nei due quadri intitolati “Le due sorelle”: il giallo simbolo del sole e della luce, l’azzurro che richiama la vastità di cielo e mare e il nero, il vuoto come “luogo del divenire” nelle sue possibili interpretazioni e nei suoi essenziali, inevitabili silenzi. L’ assenza come spazio disponibile per il nuovo, l’inaspettato, nell’attesa di cogliere possibilmente grandi opportunità per un futuro che puo’ essere incerto e allo stesso tempo promettente, metafora dell’adolescenza di una nuova società.

Molti dipinti di Franco Nussi si possono ricondurre al neoplasticismo, corrente artistica che ha avuto origine nel 1916 con la formazione del gruppo De Stijl composto dai pittori T. Van Doesburg, P. Mondrian e B.A. Van Der Leck, dall’architetto J.P. Oud e dal poeta A. Kok.

A quell’epoca, come quella di oggi di grandi mutamenti sociali, ci si trovo’ di fronte alla necessità di accettare una nuova consapevolezza cosichè la forma e il colore in pittura divennero mezzi d’espressione scaturiti dalla percezione cosciente di cio’ che l’artista intuisce in modo inconscio. Se il neoplasticismo sembra aver rimosso ogni tecnica e’ vero invece che la tecnica pittorica diventa in esso importante a tal punto che il pittore e’ quasi “costretto” a seguire una successione logica che a volte sorprende anche l’ artista stesso. Non sono le cose in se’ a creare la bellezza dell’opera d’arte bensì le relazioni tra linea e colore in una precisa collocazione di rapporti cromatici. Elementi di pittura che interagiscono con l’obbiettivo di esprimere l’idea portante, il concetto astratto che via via prende corpo all’interno dell’opera per giungere infine al suo titolo.

Quando l’emozione si affianca al sentimento, quando il riconoscimento del rapporto tra sentimento ed emozione porta all’azione pittorica, emerge quel progetto che il pittore via via realizza sulla tela fino alla conclusione dopo la quale non c’è proprio più nulla da aggiungere .

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